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mercoledì 13 febbraio 2013

MusìCroma - Fabbrica interattiva dei colori del suono

MusìCroma Prima fabbrica interattiva dei colori del suono intervista di Simona Rombaga A Roma, presso l’Istituto Statale per Sordi, nasce il primo laboratorio sperimentale di “musica a colori” per favorire l’apprendimento della musica e insegnare l’uso degli strumenti musicali a bambini e ragazzi sordi. Il metodo, che prevede la fusione delle percezioni tra la pittura e la musica attraverso l’associazione del suono a vibrazioni cromatiche specifiche, è stato ideato e realizzato dall’artista contemporaneo e compositore Max Ciogli, 38 anni, originario di Rieti. Lo abbiamo intervistato e gli abbiamo chiesto di spiegarci come nasce l'idea. La musica, la pittura…due grandi passioni diventate poi una professione? «Si, ho da sempre inseguito un’immagine chiara di me, un modo di comunicare intenso ed urgente, dove sia la pittura che la musica, mi conducevano inevitabilmente in un luogo a me sconosciuto e che ora chiamo “casa”. Una ricerca diventata missione. Fogli di carta e un organo sono nella foto ricordo degli oggetti del mio mondo, e la decisione di seguire questa strada è stata sempre in me. Ho detto “sì” a questa scelta più volte: “sì” quando sono scappato di casa per farmi mandare al liceo artistico; “sì”, quando ho rinunciato a lavori ben pagati. Poi ho vinto alcuni premi e iniziato a vendere le mie opere, e nel 2011, ho pubblicato il mio primo lavoro discografico “E’ già domani” e portato in radio il concetto di pittura, evocando ciò che accade durante le mie installazioni. Ad oggi, con il mio curatore Gianluca Marziani stiamo per dar vita ad una delle mie prime mostre istituzionali presso il Museo Collicola di Spoleto, prevista per il 16 marzo 2013. “Nuova memoria”, sarà un luogo dove il concetto di suono, colore, immagine, scultura e interattività, ricreeranno il mio mondo… ciò che volevo fare della mia vita, accade». Quando hai capito che musica, arte e pittura, potessero raggiungere obiettivi diversi dal solito? «Prima in una mia perfomance nel 2007 a Perugina e poi nel 2008, a Dublino, dove andai per realizzare un paio di esibizioni e per scambiare contenuti sulle sperimentazioni con Julyo D’Agostino, musicista sinesteta italiano, inventore della “Photosonic Guitar”, una chitarra che oltre a produrre suoni, emana colori in forma di luce. Tornato in Italia capii quale fosse il centro della mia ricerca e che il segreto della mia espressione non era legata solo a livello concettuale sul rapporto che lega il suono al colore, ma era la pittura ad avere in sé, la mia vera identità. Credo che il vero potenziale del tuo lavoro, lo avverti quando senti nascere dentro di te, un senso profondo di incompiutezza apparente che genera una spinta uguale e contraria, e ti costringe spesso a migrare verso un fronte diverso (se non opposto), come se “la soluzione” non fosse più lì, dove pensavi. Ed è proprio quando ho capito che la pittura trovava la sua compiutezza nel colore legato al suono, mi sono reso conto che, davanti a me, la diversità delle mie idee non risiedeva in una strada nuova, ma in un paio di occhiali che mi permettevano di vedere la mia strada nel mondo». Com’è nata l’idea di proporre questo nuovo linguaggio artistico, utile alle persone sorde, ad apprendere la musica? «Forse fato è la parola più consona. Durante le mie esibizioni nel 2010 dove ho iniziato a colorare i miei quadri attraverso il suono, (grazie alla collaborazione con il Vj Loris Palmieri), qualcuno mi disse che aveva sentito parlare di progetti che riguardavano l’esibizione di persone sorde, con strumenti a percussioni o a corda, e che quindi il mio progetto poteva essere utile a far “vedere la musica”. Un’idea che è diventata una sorta di orizzonte costante, il vincolo per eccellenza su cui poggiare l’essenza e, perché no, l’efficacia di un nuovo linguaggio, quello del “silenzio dei colori”». Quando hai avuto consapevolezza che la tua idea di insegnamento potesse dare la possibilità di “vedere” la musica anche alle persone sorde? «Quando ho iniziato ad incontrare le persone sorde; durante un’iniziativa di beneficenza organizzata dall’Istituto Statale Sordi di Roma, nel settembre 2011, per l’occasione realizzai una performance: dopo aver provato il sistema audio/video, prima di comunciare, due persone non udenti incuriosite, si sono avvicinate alla mia tastiera. Nell’uscire dalla stanza ho sentito il suono di alcune note: mi sono voltato e li ho visti mentre, toccando i tasti come fosse una percussione hanno iniziato ad interagire con l’opera pittorica, colorandola attraverso il loro gesto istintivo. In quel momento, ho capito che qualcosa di importante stava succedendo». La musica, la pittura e il rapporto suono/colore sono gli elementi fondamentali di questo progetto: in che modo questi elementi interagiscono? «Questi tre elementi (e forse più) interagiscono in modo sinestetico e cioè simultaneamente e parametricamente. In parole semplici, l’immagine realizzata nell’opera pittorica, diventa ed è, il contenitore dei colori del suono, (cioè quel colore che per gradiente ed intensità, è stato associato ad un determinato suono) i quali per esistere, hanno bisogno di un luogo dove rivelarsi. Ecco perché nella mia forma d’arte, le immagini delle opere vengono dalla realtà e il colore, arriva dal suono che l’immagine suscita. Dopo essermi esibito dico spesso: “non so più se sto suonando o colorando, o se sto cercando una melodia o un accordo cromatico”. Il concetto base è che l’artista, è al servizio della sua opera per rivelare qualcosa che già esiste in natura, e che spesso è invisibile agli occhi e all’anima». Puoi provare a spiegarci come funziona questo innovativo metodo? «Si tratta di un sistema che utilizza un software, chiamato DCM (Dynamic Color Music) un brevetto da me depositato, in grado di tradurre il suono in pentagrammi dinamici di note a colori, dove il segno grafico, vibra secondo il colore corrispondente. In pratica ogni nota corrisponde a un colore. Alla base di tutto però c’è una precisa codifica tra suoni e colori, messa a punto attraverso anni di ricerche per le mie manifestazioni artistiche. Il metodo prevede l’uso di strumenti a fiato come la tromba, il saxofono o il flauto, insieme al pianoforte e alle percussioni. Nella fase iniziale, ai partecipanti, viene consegnata una partitura musicale con un motivo molto semplice, attraverso singole note rappresentate sul pentagramma, ed una “diamonica” (tastiera attivata a fiato) i cui tasti, sono colorati secondo lo stesso rapporto usato per le partiture. Viene quindi installato e attivato un microfono ambientale che capta i suoni e li traduce in colori attraverso il procedimento utilizzato dal software. Nella fase avanzata del metodo, e fin da subito per i bambini, è prevista una partitura realizzata direttamente con disegni, preparati con l’aiuto di una logopedista affinché l’immagine, diventi il punto d’incontro tra sordi, e tra sordi e udenti. In questo modo, la persona sorda, soffiando e pigiando il tasto prescelto corrispondente a una nota nella diamonica, suona e percepisce visivamente l’armonia attraverso l’immagine da lui creata. Il tutto avviene alla presenza di psicologi e assistenti specializzati, che aiutano a comprendere la relazione tra la percezione interna della vibrazione del suono, e quella esterna del colore, che viene visualizzata attraverso il software».